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Lavoratrice madre sicurezza nei luoghi di lavoro

Nei luoghi dove è presente una lavoratrice madre vi è l’obbligo dell’elaborazione del documento valutazione dei rischi

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Cos’è la valutazione dei rischi delle lavoratrici madri?

La valutazione dei rischi per la salute e sicurezza delle lavoratrici madri è quel documento che valuta i rischi a cui sono esposte nel periodo di gestazione ed in quello di allattamento dopo essere rientrate dalla maternità obbligatoria.

Chi deve effettuare la valutazione?

Come abbiamo già detto, il DVR deve essere elaborato dal Datore di Lavoro, il quale non può delegare a nessuno questo compito, ma può decidere di affidarsi ad un consulente esterno per essere affiancato nella redazione dello stesso, supportato sempre dal RSPP e dal MC.

Cosa deve contenere la valutazione?

Il datore di lavoro valuta tutti i rischi per la sicurezza e la salute delle lavoratrici, in particolare i rischi di esposizione ad agenti fisici, chimici o biologici, processi aziendali e le condizioni del luogo di lavoro, individuando le misure di prevenzione e protezione da adottare. Qualora le risultanze della valutazione dei rischi rilevino un rischio per la sicurezza e la salute delle lavoratrici, il datore di lavoro adotta le misure necessarie affinché tale esposizione sia evitata.

Quando una lavoratrice è in stato di gravidanza deve lasciare il lavoro?

Qualora in azienda sia presente almeno una mansione a rischio, l’organizzazione informa tutte le lavoratrici in età fertile della necessità di segnalare lo stato di gravidanza non appena ne vengano a conoscenza per poter attuare tutte le misure necessarie. Quando una gravidanza è priva di complicazioni si può continuare lo svolgimento della normale attività lavorativa; qualora il lavoro o l'ambiente nel quale questo si svolge comportino rischio per la salute della lavoratrice gestante e/o del nascituro lo svolgimento dell’attività necessita di decisioni conseguenti. Se nell’attività svolta dalle lavoratrici gestanti, puerpere od in periodo di allattamento sono presenti rischi d'esposizione ad agenti fisici, chimici o biologici, nonché rischi derivanti dai processi produttivi che possono influire sulla sicurezza delle lavoratrici, la normativa stabilisce che il datore di lavoro, congiuntamente al medico competente (ove previsto) deve adottare misure di prevenzione e protezione che prevedono la modifica temporanea delle condizioni o dell'orario di lavoro o lo spostamento della lavoratrice ad altra mansione. Se tali condizioni non sono attuabili, il datore di lavoro deve procedere con la richiesta di astensione anticipata dal lavoro comunicandolo alla Direzione Territoriale del Lavoro.

Cosa significa lavoratrice gestante, puerpere o in periodo di allattamento? 

Le tre definizioni che di seguito riportiamo, si possono cercare anche il qualunque motore di ricerca, si possono così definire:

  • Gestante intesa come la lavoratrice in gravidanza che ha informato del suo stato, in forma scritta, il proprio Datore di Lavoro;
  • Puerpera è ogni lavoratrice che ha partorito di recente, informando del suo stato, in forma scritta, il proprio Datore di Lavoro.
  • In allattamento inteso come periodo durante il quale provvede all’allattamento del proprio figlio, informando del suo stato, in forma scritta, il proprio Datore di Lavoro;

Quante ore può lavorare una donna in stato di gravidanza?

Una donna in gravidanza può lavorare al massimo nove ore al giorno, anche se nel contratto di lavoro è prevista una durata superiore. Sono vietate le ore di lavoro straordinario durante tutta la gravidanza.

Cos’è il congedo di maternità?

Congedo di maternità è il periodo, flessibile, di astensione obbligatoria dal lavoro per un totale di 5 mesi. Di norma due mesi precedenti la data presunta del parto e tre mesi dopo il parto. Tale intervallo temporale può essere modificato nella durata prima e dopo il parto ma con durata complessiva pari a 5 mesi. Ciò è possibile solo se il medico specialista ed il medico competente per la salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro.

Quanto è il periodo di allattamento?

Il diritto ai permessi per l’allattamento è riconosciuto fino al primo anno di vita del bambino. La durata però dipende da quando si rientra nel mondo del lavoro dopo la maternità.

Ad esempio: nel caso in cui si rientri dalla maternità obbligatoria, quindi con neonato di solo tre mesi, in questo caso la lavoratrice ha diritto a nove mesi di allattamento (che nella normativa attuale si chiama congedo parentale). Qualora abbia richiesto la maternità facoltativa, quindi con neonato di nove mesi, in questo caso la lavoratrice ha diritto a soli tre mesi di allattamento.

Quante ore sono previste di allattamento?

Per le lavoratrici madri sono previsti due periodi di riposo di un’ora fino al compimento di un anno di vita del figlio. Le due ore di permesso possono essere usufruite consecutivamente (quindi ad esempio uscendo prima dal lavoro), oppure suddivise (esempio, 1 ora al mattino ed 1 ora al pomeriggio, 1 ora in entrata ed 1 ora in uscita). Nel caso di part-time (con meno di 6 ore giorno) è prevista 1 ora di riposo. Questi permessi vanno concordati con il Datore di lavoro.

 

Per non essere impreparati a gestire al meglio i possibili rischi di una lavoratrice madre Contattaci, il nostro personale sarà a disposizione per offrire la nostra consulenza.

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